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The story of a family legacy

“I pavimenti…mi raccomando, abbiate cura di quei pavimenti!”

Esordiva sempre così Maria, la mia nonna, ogni volta che si parlava dell’antica casa di famiglia.
E in effetti chissà quanto tempo aveva impiegato suo marito Giuseppe a realizzarli...
Posati direttamente in opera utilizzando cemento, polvere di marmo e graniglia, e rifiniti elegantemente con decorazioni e colori diversi per ciascun locale del primo e secondo piano dell’edificio.

Lui, che di lavoro faceva il muratore come suo padre, fu uno dei tanti a dover partire nel 1939 per la guerra e, una volta tornato, di quella guerra non volle mai parlare.
Si limitò a riprendere in mano gli attrezzi e iniziò a restaurare la casa dove era nato e dove ancora vivevano i suoi genitori.

Iniziò con i pavimenti, poi realizzò i balconi vista lago e il grande terrazzo che si affaccia sul giardino. Poi fu la volta delle colonne che sostengono il portico d’ingresso e quelle dei parapetti del balcone al piano terra. Infine, con il cemento che gli era rimasto, creò aiuole, nicchie e vasi decorati affinché il giardino fosse pieno di piante e fiori.

A questo punto si fermò.
Si sedette, e dopo aver acceso l’ennesima sigaretta, pensò che fosse giunto il momento di sposare Maria proprio in quel giardino incantato affacciato sul lago.
E fu così che nella primavera del 1949 quella divenne la loro casa.

L’anno dopo nacque mio padre, che nel tempo ha avuto modo di raccontarmi questa storia; la storia di come mio nonno, per dare nuova vita ai suoi occhi stancati dalla guerra, abbia voluto creare un’opera di rara bellezza, regalando il suo rinnovato sguardo alle generazioni future.
Un dono che oggi metto orgogliosamente a disposizione dei miei ospiti.



Michele